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      Scritto da Giuseppe Rabito 5A (ITIS)  12/04/2011
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    Peppino Impastato

    Il film “I Cento passi”, (diretto dal regista Marco Tullio Giordano e vincitore dei premi Solinas per la sceneggiatura a Fava e Zapelli, miglior sceneggiatura alla 57a Mostra di Venezia e molti altri ancora), segue una politica drammatico-biografica, che cerca di rendere più comprensibile, soprattutto ai giovani d’oggi, la situazione sociale di un intera generazione vissuta e cresciuta agli inizi degli anni sessanta. Il film narra la storia di Peppino Impastato, ragazzo nato e cresciuto a Cinisi.  Il titolo del film prende il nome dei cento passi dalla distanza che separano la casa di Peppino dall’abitazione del boss mafioso del paese, Tano Badalamenti. L’importante figura del giovane Peppino è rappresentata molto bene dall’attore Luigi Lo Cascio, che nel film mette in risalto le caratteristiche carismatiche del giovane ragazzo, come l’audacia e l’incredibile forza di volontà. Gli altri protagonisti ovvero il resto dei componenti della famiglia Impastato ed il boss Badalamenti sono rispettivamente rappresentati dai seguenti attori: Luigi Burruano, Lucia Sardo, Paolo Briguglia e Tony Sperandeo. L’ambiente è prettamente siciliano e quasi tutte le scene si svolgono a Cinisi, paesino siciliano schiacciato tra la roccia ed il mare dove in seguito sarà costruito un aeroporto fondamentale per il traffico di droga. 
    L’incipit è rappresentato da un flashback in cui appare il piccolo Peppino,  un bambino che vive in un paese sotto il controllo dello zio Gasparo eliminato successivamente da Tano. Peppino vive la situazione drammatica della sua famiglia e da adolescente capisce che la mafia  non è libertà.  Pertanto, nel 1968, il giovane Peppino  entra a far parte del movimento comunista. Qui si batte per fronteggiare l’esproprio delle terre dei contadini e viene arrestato. Peppino non si arrende, non teme la mafia ma vuole diffondere ideali di democrazia e libertà ed insieme ad un gruppo di amici fonda una radio (Radio Aut) che infrange la paura presente in paese. Attraverso i toni ironici degli adolescenti, egli ridicolizza Tano (che diventa Tano seduto) e la mafia presente su Cinisi (la quale diventa mafiopoli). Il padre (Luigi Impastato) cerca disperatamente di placare lo spirito rivoluzionario di Peppino con vari tentativi che però non riportano alcun risultato,  così egli decide di allontanarlo e comincia addiritura a preoccuparsi per la propria incolumità. L’ultimo incontro fra Luigi  e Peppino avviene nel locale di famiglia, dove si discute animatamente. Luigi non tornerà più a casa perché viene travolto da un auto e muore. Pur avvisato e minacciato, Peppino cerca forme di impegno sempre più incisive, infatti nel 1978 in vista delle elezioni comunali decide di candidarsi nelle liste della democrazia proletaria. Muore due giorni prima del voto a causa di un esplosione sui binari ferroviari causata da sei chili di tritolo, la morte coincide con il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro e viene registrata come incidente sul lavoro ed in seguito addirittura come suicidio. Solo vent’anni dopo la procura di Palermo citerà a giudizio Tano Badalamenti come mandante dell’omicidio. Il film è stato oggetto di molti giudizi, la critica ritiene che questo non sia un film di mafia bensì un’ opera ispirata all’energia ed alla voglia di fare di un ristretto gruppo di ragazzi che si è battuto per un mondo migliore nell’illusione di riuscirci.

    Tratta inoltre un conflitto familiare, la vergogna e il rifiuto di appartenenza ad un sangue segnato da innumerevoli crimini. Peppino Impastato muore nel 1978 e purtroppo la sua storia viene oscurata dal subbuglio e dallo scompiglio che vi era nella società per il ritrovamento del cadavere di Moro. Le sue gesta vengono comunque rese note alla massa seppure con venti anni di ritardo, il film che le rappresenta è contrassegnto da un cast unico e sebbene Lo Cascio sia alla sua prima apparizione riceve subito il premio “David di Donatello”. Anche Giordana riceve numerosi apprezzamenti ed ha il merito di aver saputo interpretare e descrivere al meglio le lotte e le imprese della gioventù degli anni sessanta. È doveroso infine esprimere un pensiero su Peppino: il suo sacrificio ha contribuito a dare segnali di cambiamento in una Sicilia  contrassegnata da un fatale destino frutto di immobilismo e di servitù al potere mafioso. Nell’adolescente Peppino vi è l’allegria, l’ironia, e quel pizzico di disobbedienza presente un po’ in tutti i  siciliani che hanno lottato in onore della libertà e della legalità.
    GRAZIE PEPPINO.

    Peppino IMpastato

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